Dinnanzi alla molteplicità di semifreddi, creme, granite, torte, pezzi duri, un gelato tuttavia primeggia su tutti: sua maestà il Tartufo. Per carpirne i segreti della lavorazione, siamo andati a trovare il più anziano dei maestri gelatieri pizzitani. Più di mezzo secolo passato a confezionare prima granite, e poi gelati. Una vita di lavoro, che continua tutt'oggi a ritmo della musica dei bei tempi andati. Il laboratorio di “Mastro Gaetano” si trova vicino allo splendido “salotto” del Tirreno, nel retro bottega della caffetteria molto raffinata stile classico che lo ha visto invecchiare. Appena entrati nel bar, ci riportano violentemente nel passato, i successi di Claudio Villa, di Pavarotti e di altri cantanti anni '40, dandoci il benvenuto nella” caverna delle bontà”. Sulle note di “Parlami d'amore Mariù” il Maestro ci fa avvicinare all'uscio del suo laboratorio, per motivi igienici evitiamo di oltrepassare la soglia, e restiamo a fissare i suoi movimenti armoniosi che danno vita a ritmo di musica a “ricci di mare”, nocciole imbottite, e al famoso tartufo. Mentre osserviamo le sue mani esperte e veloci , ci racconta: ‹‹Sapete perché i miei prodotti sono così buoni? Ci vuole la buona musica per far bene i gelati, e tanto amore per il proprio lavoro. Vedete questi tartufi? Vengono a posta dalla Germania per mangiarli qui, sono i più grandi di tutti, pesano 220 gr. Se gli alemagni fanno tanti chilometri a posta, un perché ci sarà››. Sorride e continua dicendo: ‹‹ Tutti possono mettersi a fare i tartufi, con le macchine è facile oggi giorno. Ma l'artigianato è arte e pura poesia come diceva il mio maestro De Maria, e cari giovani, non tutti hanno questo dono. Oltre a ciò, la bontà di un gelato dipende soprattutto dagli ingredienti che si utilizzano. Io utilizzo solo roba fresca e rigorosamente latte intero, pensate che le uova me le porta ogni mattina una contadina del luogo››. Neanche il tempo di finire la frase, che la signora vestita di nero stile anni '40 pure lei, con in testa una cesta gli porge i suoi prodotti. Lasciamo il maestro alla sua “arte” e mentre andiamo via scorriamo con gli occhi, appesi alle pareti, gli articoli di riviste e giornali tedeschi e inglesi che parlano del tartufo di Mastro Gaetano Di Iorgi. Sulle origini dell'emblema culinario di Pizzo si tramandavano leggende su leggende che nulla lasciavano intendere il perché della forma e colore simile al più famoso e pregiato tubero di Alba. Ma una ricerca appassionata e minuziosa fatta dallo storico delle tradizioni locali Mimmo Pacifico, rapporta la creazione del tartufo alla visita in città del Principe Umberto di Savoia, fatta nella tarda primavera del 1943 in occasione di un'ispezione militare compiuta nel sud dell'Italia, infatti, asserisce Pacifico: ‹‹L'augusto personaggio si fermò nella nostra città, ospite dei Marchesi Gagliardi, nel sontuoso e panoramico palazzo di famiglia ubicato in piazza Castello. La madre del Marchese, Caterina Gagliardi, era stata per lunghi anni dama di corte della Regina Elena. All'illustre ospite fu offerto un pranzo “principesco” a base di pesce e prodotti locali. I maestri gelatieri di Pizzo, che avevano saputo della visita, volevano stupire il nobile piemontese offrendo anch'essi qualcosa di particolare››. Continua lo storico:‹‹ I maestri sapevano bene che l'erede al trono d'Italia era attratto dal “Tuber magnatum”, più comunemente noto come tartufo d'Alba. Sapevano che i Savoia amavano molto il cioccolato; fu infatti il Duca Emanuele Filiberto di Savoia ad importare nel 1559 il cacao, scientificamente conosciuto come “Theobroma” (cibo degli dei). Quindi volevano creare un “dolce” legame tra il Sud e il Piemonte, terra dei Sovrani, e per compiacere l'illustre ospite, inventarono il Tartufo gelato a base di cioccolato e nocciola, con una spolverata di cacao e un cuore di cioccolato fuso contenente una ciliegina aromatizzata al liquore. Il Principe dal palato raffinato, definì il gustoso Tartufo di Pizzo, un gelato da Re››. Un gelato la cui fama ha ormai varcato i confini nazionali, contribuendo allo sviluppo dell'economia locale e alla conoscenza di Pizzo in tutto il mondo, consacrando l'antica cittadina tirrenica a Capitale del gelato.
carmensissi malferà
Fonte: http://www.artigianfamiglia.it/mastro%20gaetano%20di%20iorgi.htm
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