martedì 21 giugno 2016

Tartufo di Pizzo: ecco la storia su Wikipedia

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Tartufo di Pizzo


Origini
Luogo d'origine Italia Italia
Regione Calabria
Zona di produzione Pizzo
Dettagli
Categoria dolce
Ingredienti principali
  • latte
  • zucchero
  • uova
  • nocciola
  • cacao
[1]
 
Il tartufo di Pizzo è un prodotto tipico della pasticceria calabrese. Si tratta di un gelato alla nocciola che viene modellato, rigorosamente nel palmo della mano, a forma di semisfera con un cuore di cioccolato fondente fuso e ricoperto da un spolverata di cacao amaro in polvere e zucchero. È stato inventato negli anni '50 dello scorso secolo quasi certamente ispirandosi all'omonimo cioccolatino della tradizione torinese commercializzato dalla Talmone, prodotto con gli stessi ingredienti e all'epoca popolarissimo.
A questo dolce tipico sono ispirati vari tartufi industriali che non hanno niente a che fare con quello artigianale. La produzione è tradizionalmente artigianale.

Storia e origini

Nel 1940, il maestro pasticcere messinese Dante Veronelli rileva dal napitino Jannarelli nel centro di Pizzo il Gran Bar Excelsior, che in seguito cambierà il nome in Gelateria Dante proprio in onore al suo primo proprietario, per proseguire l'attività imprenditoriale si avvale della collaborazione di un giovane pasticcere di belle speranze anche lui di Messina, Giuseppe De Maria, al secolo "Don Pippo". I due grazie alla genialità produttiva del secondo e a quella imprenditoriale del primo riescono in poco tempo ad attirare l'attenzione per la grande qualità e il gusto dei loro prodotti. Il genio dei due artigiani si esprime all'interno del laboratorio di produzione, al termine della seconda guerra mondiale. A seguito della morte del Veronelli, il De Maria rimane l'unico proprietario dell'esercizio. Il tartufo, nella sua forma attuale è nato a Pizzo (nel 1952 circa) per puro caso, artefice di questa innovazione proprio "Don Pippo" il quale in occasione di un matrimonio patrizio, avendo esaurito gli stampi e le forme per confezionare il gelato sfuso per rifornire i numerosi invitati del matrimonio, sovrappose nell'incavo della mano una porzione di gelato alla nocciola ad uno strato di gelato al cioccolato, inserì quindi all'interno del cioccolato fuso ed avvolse il tutto in un foglio di carta alimentare da zucchero dandole la forma tipica del tartufo, il tutto fu messo a raffreddare. Il successo conseguito gli valse l'immediata notorietà. La ricetta originale viene ancora custodita gelosamente dai nipoti del maestro "De Maria". Nel 1950, Giorgio Di Iorgi e Gaetano Di Iorgi, il quale avevano iniziato la sua carriera lavorativa dentro la gelateria con il ruolo di cameriere, cominciano ad apprendere l'arte della produzione del gelato; quindici anni dopo, in seguito al pensionamento del maestro De Maria,Giorgio Di Iorgi ne rileva l'attività mentre , Gaetano Di Iorgi, prosegue la produzione del Tartufo di Pizzo, nell' attività di fronte che acquisì insieme a suo fratello Antonio, sempre nel 1956. (" Bar Ercole").
Da questo momento in poi le attività, Bar Dante e Bar Ercole; vengono gestite a conduzione familiare, tramandandosi da padre in figlio la ricetta segreta per la realizzazione dei prodotti di gelateria.

(fonte: Wikipedia)

giovedì 14 ottobre 2010

Sua maestà il tartufo di Pizzo da re Umberto a Mastro Gaetano Di Iorgi

Dinnanzi alla molteplicità di semifreddi, creme, granite, torte, pezzi duri, un gelato tuttavia primeggia su tutti: sua maestà il Tartufo. Per carpirne i segreti della lavorazione, siamo andati a trovare il più anziano dei maestri gelatieri pizzitani. Più di mezzo secolo passato a confezionare prima granite, e poi gelati. Una vita di lavoro, che continua tutt'oggi a ritmo della musica dei bei tempi andati. Il laboratorio di “Mastro Gaetano” si trova vicino allo splendido “salotto” del Tirreno, nel retro bottega della caffetteria molto raffinata stile classico che lo ha visto invecchiare. Appena entrati nel bar, ci riportano violentemente nel passato, i successi di Claudio Villa, di Pavarotti e di altri cantanti anni '40, dandoci il benvenuto nella” caverna delle bontà”. Sulle note di “Parlami d'amore Mariù” il Maestro ci fa avvicinare all'uscio del suo laboratorio, per motivi igienici evitiamo di oltrepassare la soglia, e restiamo a fissare i suoi movimenti armoniosi che danno vita a ritmo di musica a “ricci di mare”, nocciole imbottite, e al famoso tartufo. Mentre osserviamo le sue mani esperte e veloci , ci racconta: ‹‹Sapete perché i miei prodotti sono così buoni? Ci vuole la buona musica per far bene i gelati, e tanto amore per il proprio lavoro. Vedete questi tartufi? Vengono a posta dalla Germania per mangiarli qui, sono i più grandi di tutti, pesano 220 gr. Se gli alemagni fanno tanti chilometri a posta, un perché ci sarà››. Sorride e continua dicendo: ‹‹ Tutti possono mettersi a fare i tartufi, con le macchine è facile oggi giorno. Ma l'artigianato è arte e pura poesia come diceva il mio maestro De Maria, e cari giovani, non tutti hanno questo dono. Oltre a ciò, la bontà di un gelato dipende soprattutto dagli ingredienti che si utilizzano. Io utilizzo solo roba fresca e rigorosamente latte intero, pensate che le uova me le porta ogni mattina una contadina del luogo››. Neanche il tempo di finire la frase, che la signora vestita di nero stile anni '40 pure lei, con in testa una cesta gli porge i suoi prodotti. Lasciamo il maestro alla sua “arte” e mentre andiamo via scorriamo con gli occhi, appesi alle pareti, gli articoli di riviste e giornali tedeschi e inglesi che parlano del tartufo di Mastro Gaetano Di Iorgi. Sulle origini dell'emblema culinario di Pizzo si tramandavano leggende su leggende che nulla lasciavano intendere il perché della forma e colore simile al più famoso e pregiato tubero di Alba. Ma una ricerca appassionata e minuziosa fatta dallo storico delle tradizioni locali Mimmo Pacifico, rapporta la creazione del tartufo alla visita in città del Principe Umberto di Savoia, fatta nella tarda primavera del 1943 in occasione di un'ispezione militare compiuta nel sud dell'Italia, infatti, asserisce Pacifico: ‹‹L'augusto personaggio si fermò nella nostra città, ospite dei Marchesi Gagliardi, nel sontuoso e panoramico palazzo di famiglia ubicato in piazza Castello. La madre del Marchese, Caterina Gagliardi, era stata per lunghi anni dama di corte della Regina Elena. All'illustre ospite fu offerto un pranzo “principesco” a base di pesce e prodotti locali. I maestri gelatieri di Pizzo, che avevano saputo della visita, volevano stupire il nobile piemontese offrendo anch'essi qualcosa di particolare››. Continua lo storico:‹‹ I maestri sapevano bene che l'erede al trono d'Italia era attratto dal “Tuber magnatum”, più comunemente noto come tartufo d'Alba. Sapevano che i Savoia amavano molto il cioccolato; fu infatti il Duca Emanuele Filiberto di Savoia ad importare nel 1559 il cacao, scientificamente conosciuto come “Theobroma” (cibo degli dei). Quindi volevano creare un “dolce” legame tra il Sud e il Piemonte, terra dei Sovrani, e per compiacere l'illustre ospite, inventarono il Tartufo gelato a base di cioccolato e nocciola, con una spolverata di cacao e un cuore di cioccolato fuso contenente una ciliegina aromatizzata al liquore. Il Principe dal palato raffinato, definì il gustoso Tartufo di Pizzo, un gelato da Re››. Un gelato la cui fama ha ormai varcato i confini nazionali, contribuendo allo sviluppo dell'economia locale e alla conoscenza di Pizzo in tutto il mondo, consacrando l'antica cittadina tirrenica a Capitale del gelato.

carmensissi malferà


Fonte: http://www.artigianfamiglia.it/mastro%20gaetano%20di%20iorgi.htm

Un pò di storia...

Il Bar Ercole di Pizzo vanta una staria quasi secolare. Si conoscono dati certi solo all'inizio del "900 da Giuseppe Cuscinà..allora denominato "Caffè Savoia".
All'epoca non si produceva gelateria, ma solo caffattteria. Intorno al 1935, il nipote di Cuscinà, Pasquale Alighieri divenne il nuovo proprietario.
Nel 1950, Leonardo Parini subentra all' Alighieri denominando il bar con il suo nome attuale "Ercole". Lo gestiscono fino al 1955, da allora, fino al 1965, si alternarono 3 gestioni.
Nel 1965, i fratelli Di Iorgi Gaetano e Antonio divennero i nuovi proprietari. Da allora. grazie alla maestranza di Gaetano maestro sel gelataio, degno rappresentante della nobile arte del gelato, il bar ha raggiunto lo splendore e il prestigio che ancora oggi vanta.
Nell 1999, il fratello maggiore Antonio, vende la propria quota al nipote Francesco, figlio di Gaetano, i quali ancora oggi, continuano a gestirlo!

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